Carcinoma epatocellulare: Nivolumab può avere un ruolo nel trattamento dell'epatite C ?
Nivolumab ( Opdivo ), un inibitore del checkpoint PD-1 che aiuta il sistema immunitario a combattere il cancro, ha prodotto una diminuzione delle dimensioni del tumore o stabilizzazione della malattia nelle persone con carcinoma epatocellulare ( HCC ) nello studio CheckMate 040.
Nel corso degli anni o dei decenni, l'infezione cronica da virus dell'epatite B ( infezione da HBV ) o epatite C ( infezione da HCV ), l'uso pesante di alcolici, la steatosi epatica o altre cause di danno a livello del fegato possono portare allo sviluppo di cirrosi e a carcinoma epatocellulare, un tipo di tumore epatico primario.
Le persone con epatite C, la cui malattia è progredita fino a cirrosi rimangono a rischio di cancro al fegato anche dopo essere state curate con una efficace terapia antivirale.
L'epatocarcinoma viene spesso diagnosticato in ritardo, quando diventa difficile il trattamento.
L'inibitore della chinasi Sorafenib ( Nexavar ) è l'unica terapia di prima linea approvata per il carcinoma epatocellulare che non può essere rimosso chirurgicamente; tuttavia, in genere prolunga la sopravvivenza solo di pochi mesi.
L'Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato Nivolumab per la terapia di seconda linea dopo Sorafenib.
Sono stati presentati i risultati dello studio CheckMate 040, che ha valutato diverse dosi di Nivolumab in soggetti con carcinoma epatico avanzato, compresi quelli con epatite B cronica o epatite C cronica.
Nivolumab è un anticorpo monoclonale che blocca il recettore PD-1 ( morte programmata ) sulle cellule T.
PD-1 regola la risposta immunitaria sopprimendo l'eccessiva attivazione immunitaria.
Alcuni tumori possono utilizzare PD-1 per disattivare le risposte immunitarie e i farmaci che bloccano PD-1 o il suo ligando PD-L1 possono ripristinare l'attività delle cellule T contro le cellule tumorali.
CheckMate 040 comprendeva una coorte di incremento del dosaggio ( fase 1 ) in cui 48 partecipanti ricevevano infusioni endovenose di Nivolumab a dosi da 0.1 a 10.0 mg/kg ogni due settimane.
Dopo aver selezionato la dose di 3.0 mg/kg, altre 214 persone sono state arruolate in una coorte di espansione della dose ( fase 2 ).
Non c'era alcun braccio placebo o farmaco di confronto.
Nella fase di incremento del dosaggio e nelle coorti di espansione, circa l'80% dei partecipanti era costituito da uomini; metà era di razza bianca; il 45% era asiatico; e l'età media era di 63 anni.
Un quarto dei pazienti aveva l'epatite B ( era in terapia antivirale soppressiva ), un altro quarto aveva l'epatite C; metà dei pazienti non aveva infezione da HBV o HCV.
I partecipanti avevano un epatocarcinoma avanzato, confermato da biopsia, non-indicato per la chirurgia curativa.
Più del 70% aveva metastasi, o il tumore era diffuso ad altri organi oltre al fegato.
Circa due terzi dei pazienti aveva in precedenza fatto uso di Sorafenib e la maggior parte di questi aveva progressione della malattia durante l'assunzione. Il resto era intollerante o non disposto ad assumere Sorafenib.
Gli endpoint primari dello studio erano la sicurezza e la risposta obiettiva, ovvero il restringimento totale o parziale del tumore.
Gli endpoint secondari comprendevano il controllo della malattia ( indicando sia una riduzione del tumore sia una malattia stabile ), il tempo di risposta, la durata della risposta e la sopravvivenza globale.
I tassi di risposta obiettiva sono stati del 20% per le persone che non avevano mai usato Sorafenib e del 19% e del 14%, rispettivamente, per le persone con esperienza di Sorafenib nella fase di aumento della dose e nelle coorti di espansione.
Tra le persone che non potevano assumere Sorafenib a causa dell'intolleranza, il tasso di risposta obiettiva è stato del 23%, rispetto al 15% di coloro che hanno presentato progressione della malattia durante il trattamento con Sorafenib.
La regressione completa del tumore è risultata rara in tutti i gruppi ( dall'1 al 3% ).
I tassi di malattia stabile erano del 31% nel gruppo mai trattato ( naive ) con Sorafenib e del 32% e del 41%, rispettivamente, nei due gruppi con esperienza di Sorafenib.
Combinando la risposta obiettiva e i tassi di malattia stabili, il 54% delle persone che non avevano mai usato Sorafenib e il 55% di coloro che lo avevano fatto non hanno mostrato progressione della malattia.
La sopravvivenza globale mediana è stata di 15.0 e di 15.6 mesi nei due gruppi con esperienza di Sorafenib.
In confronto, le persone che passavano da Sorafenib a un farmaco simile approvato di recente, Regorafenib ( Stivarga ), avevano una sopravvivenza mediana di circa 11 mesi.
La sopravvivenza mediana per il gruppo naive a Sorafenib non poteva essere determinata perché la maggioranza dei partecipanti era ancora in vita, ma si prevedeva che sarebbe stata di 28.6 mesi.
Quasi il 40% dei partecipanti con epatite C ha avuto almeno un calo di 1 log10 nei livelli di HCV RNA dopo l'inizio di Nivolumab, e una persona è risultata guarita senza aver fatto uso di terapia antivirale per l'epatite C.
Nivolumab non ha mostrato effetti sui livelli di HBV.
Il trattamento con Nivolumab è risultato generalmente sicuro e ben tollerato, senza effetti collaterali inaspettati, non-osservati in altri studi.
Gli eventi avversi più comuni correlati al trattamento sono stati: affaticamento, prurito, eruzione cutanea e diarrea, che erano per lo più lievi o moderati e si sono verificati con frequenza simile nel gruppo naive e con esperienza con Sorafenib.
Il maggior timore riguardante gli inibitori di PD-1 è che possono attivare in modo eccessivo il sistema immunitario, causando una infiammazione importante dei tessuti sani.
Alcuni partecipanti allo studio hanno sviluppato aumenti degli enzimi epatici indicativi di infiammazione epatica ( facilmente gestibile ) e una persona è morta a causa di infiammazione polmonare ( polmonite ).
Questi risultati hanno dimostrato che Nivolumab ha una efficacia clinicamente significativa nei pazienti mai trattati con Sorafenib o con esperienza con questo farmaco con un follow-up esteso. ( Xagena2017 )
Fonte: The Liver Meeting, 2017
Onco2017 Gastro2017 Inf2017 Farma2017
Indietro
Altri articoli
Efficacia e sicurezza di JNJ-73763989, un siRNA, e del modulatore dell'assemblaggio del capside Bersacapavir con analoghi nucleosidici o nucleotidici per il trattamento dell'infezione cronica da virus dell'epatite B: studio REEF-1
JNJ-73763989 ( JNJ-3989 ), un piccolo RNA interferente, è mirato a tutti gli RNA del virus dell'epatite B ( HBV...
Revolade a base di Rltrombopag nel trattamento di: trombocitopenia immune primaria, trombocitopenia negli adulti con epatite C cronica e anemia aplastica acquisita
Revolade, il cui principio attivo è Eltrombopag, è un medicinale utilizzato per il trattamento di: • trombocitopenia immune primaria ( ITP...
Antivirali ad azione diretta come trattamento primario per i linfomi non-Hodgkin indolenti associati al virus dell'epatite C: lo studio BArT della Fondazione Italiana Linfomi
Un gruppo di ricercatori della Fondazione Italiana Linfomi ha trattato in modo prospettico pazienti con linfomi indolenti associati al virus...
Antivirali ad azione diretta come trattamento primario per i linfomi non-Hodgkin indolenti associati al virus dell'epatite C: lo studio BArT della Fondazione Italiana Linfomi
Sono stati trattati in modo prospettico i pazienti con linfomi indolenti associati al virus dell'epatite C ( HCV ) con...
Sicurezza ed efficacia di Sofosbuvir - Velpatasvir per il trattamento dell'infezione cronica da virus dell'epatite C nei pazienti naive-al-trattamento: studio SHARED-3
Il genotipo 4 del virus dell'epatite C ( HCV ) è il tipo predominante di HCV che si trova nell'Africa...
Sicurezza ed efficacia di Sofosbuvir - Velpatasvir - Voxilaprevir per il ritrattamento dell'infezione cronica da virus dell'epatite C nei pazienti con precedente fallimento del trattamento antivirale ad azione diretta: studio SHARED-3
I sottotipi non-a/d di genotipo 4 del virus dell'epatite C ( HCV ), che spesso presentano sostituzioni NS5A associate alla...
Recidiva di vasculite crioglobulinemica da virus dell'epatite C dopo risposta virale sostenuta e dopo trattamento con antivirali ad azione diretta privi di Interferone
Gli agenti antivirali ad azione diretta ( DAA ) hanno modificato la gestione dell'infezione da virus dell'epatite C ( HCV...
Vosevi a base di Sofosbuvir, Velpatasvir e Voxilaprevir, per il trattamento dell’epatite C cronica
Vosevi è un medicinale antivirale indicato per il trattamento dell’epatite C cronica, una malattia infettiva del fegato causata dal virus...
Epclusa a base di Sofosbuvir e di Velpatasvir per il trattamento dei pazienti a partire dai 3 anni di età affetti da epatite C cronica
Epclusa è un medicinale antivirale indicato per il trattamento dei pazienti a partire dai 3 anni di età affetti da...
Acido Obeticolico per il trattamento della steatoepatite non-alcolica
La steatoepatite non-alcolica ( NASH ) è un tipo comune di malattia epatica cronica che può portare alla cirrosi. L'Acido...